Feste, sagre e fiere

La Sagra dell'Insalata Grika e della Salsiccia

Tipica sagra paesana, che si svolge ininterrottamente dal 1992, con la proposta di specialità gastronomiche salentine e grike che, dalla degustazione di succulenta salsiccia alla brace, con contorno di profumatissima e fresca insalata, ricca di sapori variegati ma ben equilibrati, conquista ogni anno migliaia di visitatori. L’insalata grika, ottenuta grazie a un perfetto dosaggio di ingredienti, è la padrona di casa e il piatto principe. Gli ingredienti dell’Insalata Grika sono di provenienza esclusivamente della Grecìa Salentina, da produttori di assoluta garanzia:  

  • pomodori per insalate;
  • minunceddhe (meloncelle);
  • peperoni cornetti;
  • cipolla bianca;
  • peperoncino piccante;
  • rucola selvatica;
  • olive nere alla capasa;
  • capperi sott'aceto; 
  • origano e formaggio primo sale conditi con olio d’oliva extravergine.

Questi ingredienti, nel giusto dosaggio che solo pochi “esperti dell’insalata” conoscono, emanano una varietà di profumi e di sapori mediterranei che riconducono la memoria ai pasti frugali dei contadini a termine di una lunga e faticosa giornata di lavoro nei campi, dopo la mietitura o dopo la raccolta del tabacco che, a Martignano, un tempo era un’importante fonte di reddito.

L’insalata Grika è un piatto fresco e tipico della tradizioni culinaria popolare gricanica che accompagna egregiamente tutte le carni alla brace. Per i vegetariani l’Insalata Grika, con l’aggiunta di una fetta di formaggio fresco e una fetta di puccia (pane casereccio), rappresenta un piatto completo ed equilibrato tipico della così detta “dieta mediterranea”.
Non mancano le classiche “pittule”, i “minchiareddhi” (tipica pasta fresca) e i “pezzetti di cavallo alla salentina” conditi con salsa di pomodoro, famosi quelli di Italo che detiene un “segreto” per la preparazione, le bruschette con sarde e ricotta schianta,  (piatto forte “te lu Paulinu” insieme ai “muersi fritti”), le purpette allu sugu, i panzarotti e naturalmente le classiche “friseddhe”.

Altre specialità gastronomiche proposte dalle Associazioni Salento Giallo Rosso e Gruppo Fratres di Martignano che partecipano alla sagra sono: la “mussakà” a base di patate, la trippa con patate, le pittule, i pizzi e le patatine fritte. La “Sagra della salsiccia e insalata grika” è organizzata dalla Pro Loco di Martignano con il Patrocinio dell’Amministrazione Comunale e la collaborazione del Gruppo Donatori di Sangue Fratres, il Club Salento Giallorosso, l'Associazione Salento Griko ed il Parco Turistico Culturale Palmieri.

L’intrattenimento musicale è di ottima qualità, ricco di animazione e capace di coinvolgere e trascinare con entusiasmo tutti gli avventori della sagra: Inoltre a latere della manifestazione non mancano i momenti di approfondimento sui temi del mangiar sano, della sostenibilità ambientale, della fruizione turistica e culturale.

Festa di San Pantaleo

Il 27 luglio di ogni anno la popolazione di Martignano onora il proprio santo patrono, con festeggiamenti solenni  segno esteriore di un'antica devozione straordinariamente sentita e profondamente radicata, non soltanto nei martignanesi ma anche in un gran numero di fedeli provenienti da tutta la provincia. S. Pantaleone fa parte di quella numerosa schiera di martiri cristiani vissuti all'epoca dell'imperatore romano Caio Valerio Massimiano, tristemente famoso per la ferocia con cui perseguitò i cristiani; teatro delle persecuzioni fu la provincia romana della Bitinia, con la sua capitale Nicomedia (l'attuale città turca di Izmit sul mar di Marmara), un popoloso centro nel quale fiorivano attività economiche ed amministrative ma anche attività culturali e scientifiche. Nei primi anni del IV secolo la persecuzione diventò particolarmente accanita: cristiani, semplici popolani ma anche ricchi, furono eliminati a migliaia. L'immenso bagno di sangue non risparmiò neanche Pantaleone, un giovane medico di Nicomedia, avviato al cristianesimo da un suo maestro di nome Ermolao: la sentenza fu eseguita il 27 luglio del 305, mediante decapitazione. A condannare Pantaleone sarebbero state anche le qualità taumaturgiche attribuite alla fermezza della sua fede cristiana, che accompagnavano l'esercizio della sua professione medica.

A San Pantaleone apparterrebbero i resti mortali conservati a Lucca nella chiesa dei Santi Giovanni e Reparata, ad Amalfi nel duomo, a Napoli in S. Gregorio Armeno e a Venezia nelle chiese di S. Marco, di S. Simone, di S. Maria Maddalena e di S. Pantaleone. Sangue di S. Pantaleo si conserva nel duomo di Ravello e da dove proviene la reliquia del sangue che si conserva a Martignano all'interno di una fiala di vetro incastonata in un reliquiario in legno rivestito d'argento; vi fu portata nel 1763 con bolla rilasciata da mons. Biagio Chiarelli, vescovo di Ravello.

La protezione del santo valse la guarigione dalla malaria per gli abitanti di Nardò, da cui proviene il gruppo di pellegrini più folto. Nel 1718 il Santo salvò Martignano da un tremendo uragano e tale evento solennizzò la devozione dei martignanesi nella festa dell'uragano, il 16 novembre di ogni anno, che vede l'accensione di una "focara" (un grande falò), in memoria dello scampato pericolo. Meta di migliaia di devoti, la festa di San Pantaleo costituisce una delle più importanti manifestazioni di fede cristiana della provincia. I festeggiamenti religiosi si intrecciano con quelli civili, frutto del lavoro di un comitato costituito ad hoc, che lavora tutto l'anno per assicurare una festa ricca di luminarie, fuochi pirotecnici, concerti bandistici,ecc.

La festa comincia il giorno della vigilia, il 26 luglio, durante il quale il santo viene portato in processione per le vie del paese e festeggiato con lo scoppio di fuochi pirotecnici serali. La statua di cartapesta del santo percorre le vie del paese portata a spalla, ornata dagli ori e dai soldi, cuciti addosso come vestiti, che i fedeli offrono in pegno al loro protettore. Ciò costituisce motivo di attrito tra Curia e comitato patronale, ma il rito conserva la propria tradizione.

Il giorno della festa, il 27 luglio, si apre con le messe ad oltranza che, dall'alba in poi, accolgono gli innumerevoli pellegrini; sono non pochi i pellegrini che invocano la grazia del Santo con segni e manifestazioni "forti" del proprio disagio. 

La statua del Santo, in mattinata, compie una breve uscita, segno di saluto verso i pellegrini, a cui si accompagna lo scoppio di fuochi di artificio, che la tradizione vuole in queste ore così insolite. Segue la messa solenne con il panegirico ed il bacio della reliquia. 

La sera una splendida cornice di luci e colori è offerta dalle luminarie che illuminano le principali vie del paese. Tradizione vuole che si ascolti della buona musica ai piedi del palco illuminato che ospita le bande musicali invitate dal comitato.

Il Carnevale della Grecìa Salentina e Martignanese

Una manifestazione collettiva che coinvolge le comunità dell’area grika del Salento e dei territori limitrofi, aperta alla partecipazione, libera e gratuita, di carri allegorici, gruppi mascherati, maschere singole. Finalizzato alla conservazione dell’identità culturale e linguistica dell’area in cui si svolge e a favorire lo scambio e l'integrazione culturale e sociale.

La Morte de lu Paulinu Cazzasassi

Evento che condensa lo spirito del Carnevale Griko e lo espia in un rito di trapasso dall’opulenza alla penitenza e al raccoglimento spirituale. Ma quanta allegria, quanta ironia, nella morte de lu Paulinu; rivivono le atmosfere delle feste medievali di "Inversione" dei ruoli sociali quando ai contadini era concesso dire tutto ciò che pensavano dei loro padroni; e delle feste romane denominate "Pasquinate", quando sulla statua di Pasquino (dal nome di un sarto o forse di un barbiere che parlava male dei papi e cardinali) venivano affissi biglietti di invettiva contro i potenti e i clericali.

Rivive con lu Paulinu la pratica, lontana, medievale presente nelle composizioni satiriche che venivano recitate e cantate in occasione delle feste più importanti del calendario, in particolare carnevale, che è quella dei testamenti di animali, in particolare maiali e asini, ma anche lupi o tacchini, che preludono all’uccisione sacrificale o più semplicemente alla morte degli animali che rappresentano il Carnevale giunto al limite dei suoi giorni mentre incombe la Quaresima.

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